Gianni Arico'

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L'essenza creativa dell'opera d'arte è pura fascinazione e pretende il tributo dello stupore che frena il battito del cuore, della meraviglia che ammanta l'ignoto, della curiosità che viola l'inesplorato. Essa si consegna al silenzio della contemplazione che spesso diviene giudizio, volontà di comprendere, adesione sentimentale e trova nella parola il proprio medium espressivo.
La parola sa dar voce alle emozioni e unisce, attraverso ponti ideali, l'osservatore all'opera e all'artista. Una triangolazione atta a divenire osmotica relazione, capace di dialogare, di trasformarsi in amorosa conversazione o sofferta disputa. La preziosità di questo rapporto è nel dono che l'Arte, in ogni sua forma, fa all'uomo, aprendogli infiniti varchi verso il regno della bellezza soprannaturale e inducendolo a un'intima liberazione. La scultura di Gianni Arico' ne è esemplare dimostrazione.

L'artista, sin dalla prima giovinezza, dimostra una spiccata attenzione per l'arte del modellare, dello scolpire, del "cavar fuori" il nascosto in natura.
Lo contraddistingue il gusto di liberare l'essenza della materia da ogni sovrastruttura, dall'eccesso che opprime, dal superficiale che mortifica. Le sue opere sono caratterizzate da un'essenzialità che le apparenta al concetto di purezza. Non concordiamo con il termine ''primitivismo" - talvolta usato riguardo al suo fare - che appare limitativo in rapporto alla ricchezza espressiva delle stesse. Pensiamo piuttosto che il nitore e la semplificazione d'immagine appartengano al suo speciale "imprinting".

Si iscrive, presso l'Università di Padova, alla Facoltà di Ingegneria, ma presto passa ad Architettura.
Il concetto di progettare e costruire i luoghi dell'abitare e del vivere gli è più congeniale, dato che è l'uomo il centro del suo interesse. Sarà proprio il desiderio di capire l'animo umano, di scandagliarne passioni e pulsioni, di fermare in forme concrete l'inafferrabile, di dar luce all'ombra che gli aprirà la strada della scultura.
Arte difficile per tecnica e impegno, problematica per destinazione e collocazione, che si muove su leggi complementari: l'accumulo e la sottrazione. Arico' non ha mai temuto né la fatica del lavoro manuale né il confronto con la materia. Usa con la stessa maestria il legno, la pietra, il bronzo, il vetro, attento ad esaltarne le specifiche qualità in rapporto al tema trattato. È uno dei pochi scultori che passa con olimpica indifferenza dal monumentale al minuscolo senza perdere di significato.

Sergia Jessi