Museo degli Zattieri

Via Gianni D'Incà 1 fraz. Codissago, Longarone 32010

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www.museozattieri.it 

Il Museo si trova a Codissago, di fronte a Longarone, un piccolo paese i cui abitanti per secoli e forse per millenni hanno esercitato l'attività di zattieri.

 

Il Museo descrive il taglio del bosco, il trasporto dei tronchi fino al fiume, la fluitazione dei tronchi fino ai grandi impianti di segherie, voluti da Venezia, che costellavano il Piave da Perarolo fino a Longarone e a Sedico sul Cordevole, la segagione dei tronchi e la costruzione delle zattere col legname segato, che poi scendevano lungo il Piave fino a Venezia caricando lungo il percorso a sovraccarico i prodotti della montagna che servivano in laguna. Tutto quello riguarda un periodo che va dal 200 d. C. fino al 1942 data l'ultima grandefluitazione sul Piave.

Il Museo da una visione completa di quella che è stato per secoli il trasporto del legname via fiume Piave a partire dall'epoca romana, quando le merci arrivavano al porto di Altino, a cui in seguito è subentrato il rapporto stretto tra Venezia e la montagna bellunese. Il Piave e le zattere sono state il trait d'union di questo rapporto.

Il Piave è stato per secoli l'autostrada per le merci che dalla montagna bellunese dovevano raggiungere la pianura veneta e le zattere erano i tir dell'epoca.

A Venezia, soprattutto del 1422, quando il territorio bellunese ha accettato di far parte dei territori soggetti alla Serenissima, sono stati forniti per secoli materiali indispensabili per la sopravvivenza, specialmente legname, ma anche pietra, ferro, rame, piombo, mole per mulini, mole di ardesia per affilare le spade, carbone vegetale e ogni prodotto della montagna. Erano circa 3000 le zatere che scendavano il Piave ogni anno.

Tutto questo è stato possibile grazie all'abilità e all'intelligenza di tanta gente semplice bellunese: boscaioli, carradori, menadàs, segantini e zattieri, che hanno trattato la materia prima del legno, utilizzando opere geniali quali le stue, i cidoli e le segherie. Ma anche minatori, scalpellini, fabbri, carbonai, molas. Questi sono stati gli artefici di quest'opera colossale che ha permesso di dominare per secoli sul Mediterraneo.

Il Museo in 10 sale dà una panoramica di questa attività durata millenni ed è l'unico attualmente in Italia che tratta questa materia in maniera approfondita. Sul piazzale antistante il museo è stata ricostruita una segheria alla veneziana.

E' festito dalla Fameja dei zatèr e menadàs del Piave, che ha realizzato il museo e che si è avvalsa delle conoscenze e dell'esperienza di un luminare dell'etnografia: il professor Giuseppe Sebesta, che ha realizzato anche il Museo degli usi e costumi della gente trentina a S. Michele all'Adige.

Il Museo è aperto da giugno a settembre tutti i giorni ad esclusione del lunedì dalle ora 08:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 18:00.